Il forno in oggetto è il solo rimasto dal XVII secolo dopo lo smantellamento delle fornaci effettuato nel 1856, al momento della costituzione della Società Artistico Vetraria di Altare e la costruzione di un vasto edificio che si estendeva tra due vie parallele, l’antica via interiore e la nuova strada napoleonica. Dal Medio Evo, le famiglie vetraie avevano tenuto in vita da cinque o più fornaci, unite tra loro dal Consolato dell’Arte, in una Corporazione di mestiere. Attraverso tre strade sterrate interprovinciali, essi portavano il vetrame in ceste al porto di Savona e qui prelevavano la soda. Ma la loro storia assunse all’estero più importanti connotazioni.
Tra le famiglie rimaste ad Altare, quella dei Racchetti, al momento della fondazione della Società Artistico Vetraria Anonima Cooperativa, aveva eretto una vetreria propria e aveva conservato il vecchio forno del Medio Evo. Questo è collocato infatti nella piazza antistante l’obsoleta Vetreria Racchetti, definitivamente spenta nel 1967 . Nella stessa piazza è ancora visibile la mola che serviva per la macinazione della sabbia nel Medio Evo e nell’età moderna.
Il forno a “igloo” è costruito in mattoni e misura poco più di m. 3,30 di diametro e circa 10 metri di circonferenza. La sua altezza, sotto la volta del corridoio che lo circonda, è di circa m.2. Ai quattro punti cardinali si possono vedere dei corridoi della stessa altezza : Il primo è ostruito da un muro di mattoni a circa 3-4 metri dal forno; a angolo retto, sulla destra, un secondo corridoio conduce al seccatoio della legna (v. in allegato figura n. 8 nell’ordine. “Vieux four Altare 1 JPG “ – Bâtiment des séchoirs à bois et du four. ); un terzo corridoio conduce ad un secondo forno situato a circa m. 5 dal primo, in gran parte coperto dalla vegetazione e dalla disgregazione dei materiali.
Del forno principale, carico di quattro secoli di storia, rimangono soltanto la parte inferiore del forno, destinata alla combustione, e la volta, che vi è stata posata sopra. Tuttavia, nella parrocchiale di Altare e nell’oratorio di S. Rocco, esistono pitture di questi forni che ci rimandano con sicurezza alla struttura dell’epoca.
La parte inferiore, rimasta integra, presenta quattro fori quadrati, utili all’introduzione dell’aria, necessaria alla combustione della legna consumata nel focolare, per raggiungere temperature all’incirca di 1200°C.
Questo arcaico complesso ha goduto nel tempo di grande ammirazione da parte di archeologi, italiani e stranieri, che l’hanno definito ”un importante tassello della storia della tecnica vetraria”.
Invito tutti coloro che hanno a cuore la conservazione del patrimonio culturale dell’umanità di aiutare l’Istituto per lo Studio del Vetro e dell’Arte Vetraria di Altare a conservare questo importante esemplare del lavoro e della professionalità italiana, che il tempo e le intemperie finirebbero per distruggere definitivamente.
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