Friday, November 16, 2018

Primo scavo ad Altare, all'interno di un più ampio progetto di archeologia dei siti produttivi.

I periodi di maggior floridezza per le Vetrerie di Altare furono il Medio Evo e il Rinascimento. La maggiore prolificità di traffici può attribuirsi appunto all'età di mezzo.
L'attività vetraria sopravvisse ad Altare, dal XII secolo, fino al 1978.
Nel periodo di maggior commercio, ogni abitazione aveva una fornace nel suo cortile, ma non si era mai scavato per trovare dei reperti utili a conoscere i tipi di vetro, di crogioli e l'ubicazione stessa degli impianti.
Per la prima volta, nel 2017, il Comune autorizzava, con una delibera, uno scavo a fini archeologici, in un'abitazione privata del centro storico, di proprietà del Comune  stesso.  Un'abitazione uguale a tante altre costruite a schiera, nelle viscere della quale  neppure si supponeva che, nel  Medio Evo, esistesse una fornace.
A questo punto occorre premettere che i punti focali di alcune importanti vetrerie erano stati fissati: le fornaci dei Pisani, nella "corte di Ciufalén"; le fornaci dei Saroldi in fondo a Via Paleologo, in prossimità della piazza del Consolato; le vetrerie dei Lodi adiacenti alla piazza del Consolato;  le vetrerie dei Racchetti in Via Nuova Nazionale, dove si trova tuttora un forno medievale non restaurato, e dove nei secoli si sono sovrapposte  e alternate vetrerie di proprietari diversi.
Non si conosceva e non si conosce tuttora, l'ubicazione di altre innumerevoli  vetrerie che, nei secoli,  sono state accese e smantellate nel centro storico. Perciò il ritrovamento effettuato nell'abitazione di Via Paleologo, in due campagne di scavo, risulta un'autentica e felice scoperta.
IL Prof. Carlo Varaldo si era incaricato di chiedere l'autorizzazione alla Soprintendenza e lo scavo era iniziato sotto la sua direzione, grazie alla grande professionalità di una archeologa della Val Bormida, la giovane dottoressa Marta Bagnasco. 
Lo scavo stratigrafico era stato effettuato attraverso vari livelli, che non avevano offerto alcun indicatore del ciclo produttivo,  finché, giunti al penultimo strato, corrispondente ai secoli XIV - XV, agli occhi dei ricercatori erano comparsi i primi cocci di vetro, non disgiunti da colaticci, resti di crogioli, ceneri, malte,  materiali tutti indicatori delle diverse fasi di lavorazione.
I reperti verranno consegnati alla Soprintendenza e successivemente  al Dipartimento di Scienze della Terra  dell'Università di Pavia per le analisi, al fine di conoscere le caratteristiche  delle materie prime e di verificare lo sfruttamento, o meno,  di risorse naturali presenti sul  territorio.
Altare, agosto 2018.



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