a.c. di M. Brondi Badano.
Le indagini archeologiche avviate dal Prof. Nino Lamboglia nella fortezza del Priamar di Savona, proseguite dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri, in collaborazione con la cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Genova, nella persona del prof. Carlo Varaldo, hanno portato alla luce interessanti reperti vitrei dei secoli bassomedievali.
La relazione preliminare, pubblicata su Archeologia Medievale XXIII (AA.VV.1996), sullo scavo della Loggia del Priamar, presenta un iniziale panorama dei dati acquisiti, con datazioni stratigrafiche che incominciano dalla seconda metà del secolo Dodicesimo
Nell’ambito di uno studio che soltanto oggi si va facendo più estensivo, oltre a tentare una prima individuazione delle tipologie presenti sul territorio savonese, archeologi e studiosi si pongono il problema dei rapporti intercorrenti tra questo sito millenario e l’altrettanto organizzata realtà altarese. Di fatto, il confronto dei dati ricavati dalle indagini archeologiche, con quelli desumibili dalle fonti archivistiche, concentra l’attenzione sul nucleo altarese, feudo monferrino dei Marchesi del Carretto, nel Medio Evo e in tempi successivi centro di produzione vetraria, facente capo a Savona per i commerci e per le vie marittime.
Presento di seguito una prima sistemazione tipologica condotta dall’archeologa Daniela Ventura di Savona:
VASELLAME VITREO DI ETA’ MEDIEVALE
Calici.
Due frammenti (nn.1419-1420), purtroppo di dimensioni molto ridotte, caratterizzati da pareti di notevole spessore e da una decorazione realizzata con una marcata costolatura, attribuibili alla forma del calice costolato, sono cronologicamente inquadrabili tra il IX e il XII secolo.
Conoidi di bicchieri .
Risultano particolarmente significativi i reperti n.n. 1421 1422 1423 1424 1425, provenienti rispettivamente da un contesto della metà del XIII secolo e dallo scavo di una buca di rifiuti, colmata tra la fine del XIV e gl’inizi del XV secolo. Sono conoidi di bicchieri con evidente traccia del “puntello” all’interno della punta del cono. Le misure del diametro del fondo variano da cm.3,2 a 3,7 a 4,3 a 4,5 a 5,9.
Bicchieri decorati con pastiglie riportate.
Il contesto savonese porta ad inquadrare questa produzione intorno alla metà del XIII secolo. La decorazione è a piccole gocce disposte in modo regolare, nn.1427 – 1428 - 1430. Il vetro impiegato è sia incolore, sia giallino, verde e rosa violaceo ( n. 1429), in quest’ultimo caso caratterizzato da gocce di grandi dimensioni.
Bicchieri a decoro blu riportato.
Diversi frammenti attribuibili ad almeno tre bicchieri, due dei quali provengono da livelli stratigrafici databili alla prima metà del XIII secolo, sono decorati per mezzo di un’applicazione lungo il bordo o di alcuni millimetri al di sotto dello stesso, con un filamento in pasta vitrea blu (nn. 1431-1433). Maggiormente documentato, nei materiali savonesi, è il decoro a costolature verticali, tecnica diffusasi particolarmente dalla metà del XIII secolo. Tra i reperti provenienti da contesti stratigrafici della medesima epoca si distingue il frammento n. 1434, che presenta un decoro a cerchietti su vetro di colore blu.
Bicchieri cilindrici.
I frammenti di bicchiere n. 1436 e n. 1437 presentano un’altezza di circa cm. 6 ed un diametro massimo di cm. 6,2, misure che rispecchiano l’ipotesi secondo cui i bicchieri più antichi, appartenenti a questa tipologia, presentano un diametro massimo di poco inferiore o corrispondente all’altezza, mentre in quelli più tardi l’altezza risulta decisamente maggiore.
Bicchieri con piede ad anello.
Nello scavo della Loggia risulta attestata anche la forma del bicchiere con piede ad anello pieno applicato o vuoto all’interno (n.n. 1430 -1441 – 1442 – 1443 -1444 ). Particolarmente interessante il ritrovamento di una variante del bicchiere con piede ad anello, realizzato in vetro blu (n.1445) e caratterizzato da un conoide molto sviluppato che trova confronto con un frammento rinvenuto a Genova negli scavi di S. Silvestro, in vetro incolore, individuato in uno strato datato alla seconda metà del XVI secolo ( Andrews 1977, p. 175, n. 79). Il reperto savonese, identificato come una sottovariante della tipologia con piede ad anello, definito come “conoide bombato” , proviene da uno strato datato alla prima metà del XIII secolo.
Bottiglie.
Una peculiarità dell’area savonese sembra essere la quasi totale assenza, nei contesti basso medievali, della bottiglia apoda.
La base maggiormente documentata risulta essere quella con piede ad anello basso e vuoto, seguita dalla base a “piedistallo”, caratterizzata da un alto piede troncoconico e realizzata con una particolare tecnica che vede il conoide, soffiato a canna libera, spinto all’interno della bottiglia in modo che la parete laterale si fonda con esso formando un unico vetro. Questa base risulta chiaramente attestata nello scavo della Loggia, in contesti datati alla seconda metà del XIII secolo.
Per quanto riguarda i colli, in genere si presentano non particolarmente slanciati, a profilo cilindrico, svasati all’orlo Sono presenti due reperti con profilo troncoconico (nn.1451-1452) in vetro lievemente giallino, decorati con una filettatura con andamento a spirale effettuata a stampo entro matrice. In particolare il reperto n. 1451 presenta il collo interrotto da un rigonfiamento che trova confronto in esemplari analoghi provenienti dallo scavo di Monte Lecco. La presenza di colli con tale particolarità morfologica risulta riferibile anche a reperti privi di decorazione (n.1450); questa caratteristica, presente anche nei frammenti di bottiglia trovati a Finalborgo e databili tra la fine del XIII secolo e gl’inizi del XIV secolo, è stata interpretata da Tiziano Mannoni come l’indicazione della misura di capacità del contenitore (Fossati-Mannoni 1975, p.65 ).
Riguardo ai “collarini” risulta interessante l’osservazione del frammento n.1454, seppure piccolissimo, reso particolare dall’applicazione di un filamento in pasta vitrea blu a festoni Il reperto sembra trovare un confronto in materiali della Francia mediterranea, dove la tipologia della bottiglia, arricchita da uno schema decorativo a fili blu, è chiaramente attestata dal XIII secolo alla fine del XIV, negli scavi di Rougiers, ma anche a Nimes, Avignone, Saint-Maximin, Psalmodi.
Orinali.
Tre frammenti, leggibili esclusivamente per il profilo dell’orlo fortemente estroflesso, del diametro compreso tra i 12 e i 12,5 cm., sembrerebbero attribuibili alla tipologia dell’orinale. La particolarità dei reperti savonesi deriva dal contesto del ritrovamento datato alla metà del XIII secolo.
Questa suppellettile vitrea appare nei contesti archeologici italiani a partire dal XIV secolo. Un esemplare certamente riferibile alla forma in esame è dipinto negli affreschi della parrocchiale di S. Fedele presso Albenga, risalenti ai primi anni del XVI secolo.
Fiale.
I due reperti individuati provengono da unità stratigrafiche databili entro la prima metà del XIII secolo.
Lampade.
Soltanto due frammenti sono attribuibili alla tipologia della lampada (n.n. 1462-1463), il cui corpo è caratterizzato da un anello rilevato esternamente, ricavato mediante il ripiegamento del vetro caldo con pinze. L’anello esternamente a rilievo aveva l’evidente funzione di trattenere il contenitore vitreo all’interno di un cerchio in metallo. Importanti testimonianze, per la ricostruzione di questi manufatti sono offerti dagli studi iconografici.
Un dato interessante, emerso dall’esame dei materiali, è la provenienza di questi reperti da un livello stratigrafico datato alla metà del XIII secolo. Sembra trattarsi di una tipologia poco diffusa nei contesti archeologici italiani, per l’analisi della quale Daniela Stiaffini (Contributo ad una prima sistemazione tipologica dei materiali vitrei medievali, in “Archeologia e Storia della produzione del vetro preindustriale”, 1991, pp.226-227) rimanda al precedente tipologico di una lampada rinvenuta a Fustat, in Egitto, in un contesto del IX secolo .
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